Chapitres
Il Tamerlano
Interpreti dell’epoca
Il Tamerlano (Bajazet) RV 703 – Antonio Vivaldi
[Contenu en italien]
Maria Maddalena Pieri: il Tamerlano
Filippo Mineccia
Zani Casadio
Il personaggio di Tamerlano richiedeva una forte presenza scenica e di canto, doti che Vivaldi trovò nel contralto Maria Maddalena Pieri, detta “La Polpetta”.
La Pieri era nata a Firenze intorno al 1683, pertanto aveva già una certa età all’epoca del Tamerlano, avendo probabilmente superato la cinquantina. Ebbe per tutta la vita una relazione amorosa con il direttore del teatro fiorentino della Pergola, il Marchese Luca Casimiro degli Albizzi. Il Marchese riuscì a procurarle importanti scritture, come quella a Napoli in compagnia della Bordoni o a Venezia con Farinelli.
Tuttavia non fu tutto merito solamente dell’intraprendente e interessato marchese: le doti vocali della Polpetta erano note anche a Händel, che la rammenta come una cantante da tenere presente per il suo teatro di Londra nel caso servisse una donna nei panni di un personaggio maschile.
Quella del Tamerlano non fu la prima collaborazione tra la Pieri e Vivaldi: aveva già cantato infatti nella Dorilla in Tempe, nel Farnace, nella Semiramide e nell’Adelaide dello stesso anno, sempre in collaborazione con la grande protetta di Vivaldi, Anna Girò.
Marc’Antonio Mareschi: Bajazet
Bruno Taddia
Zani Casadio
Marc’Antonio Mareschi nacque a Venezia probabilmente intorno ai primi anni del 1700. All’epoca veniva indicato come tenore, ma in quegli anni era comune che le tessiture di tenore e baritono si fondessero e che un cantante fosse in grado di ricoprire entrambi i ruoli vocali.
Fu attivo a Breslavia, città dotata di un teatro italiano con una discreta attività teatrale grazie al suo fondatore Daniel Gottlob Treu, un allievo di Vivaldi. Fu forse proprio grazie alla conoscenza in comune che il Mareschi intraprese una collaborazione con Vivaldi che, seppur breve, lo vide nel cast di tre opere: nell’Olimpiade (ruolo di Clistene), nell’Adelaide (Everardo) e nel Tamerlano (Bajazet).
Ebbe una carriera piuttosto lunga, che lo vide calcare i più importanti palcoscenici italiani e tedeschi, impersonando il più delle volte personaggi eroici come condottieri, leali regnanti o padri integerrimi.
Sul finire della carriera la sua voce probabilmente non era più adatta a simili ruoli, pertanto il Moreschi preferì personaggi in tessitura di baritono e di basso buffo.
Anna Girò: Asteria
Delphine Galou
Zani Casadio
Il mezzosoprano di origine francese Anna (o Annina) Girò fu per tutta la sua vita artistica la preferita di Vivaldi, che arrivò a dire di non poter mettere in scena un’opera senza di lei.
Figlia di un fabbricante di parrucche di Mantova, si trasferì a Venezia intorno al 1722 per studiare canto e divenne presto allieva di Vivaldi che la fece debuttare nella Dorilla in Tempe al Teatro Sant’Angelo, nel 1726.Da allora iniziò tra i due una collaborazione ininterrotta, per più di trenta produzioni d’opera, che vide Annina vestire i panni quasi sempre della prima donna.
Rapidamente la Girò divenne anche la segretaria di Vivaldi, la sua accompagnatrice nei frequenti viaggi (anche nell’ultimo per Vienna), talvolta pure infermiera. Una tale vicinanza insospettì i contemporanei, che influenzati anche dall’aspetto attraente della fanciulla ipotizzarono tra Vivaldi e la Girò una relazione più profonda che non una semplice intesa professionale. In realtà i moderni studi paiono smentire tali pettegolezzi.
La sua intensa attività di cantante si svolgeva però anche indipendentemente da Vivaldi. A Verona, per esempio, al tempo del Tamerlano, la Girò era già conosciuta, avendo debuttato l’anno prima con l’Arsace di Orlandini e il Lucio Papiro di Giacomelli.
Pietro Morigi: Andronico
Federico Fiorio
Zani Casadio
Pietro Morigi fu un soprano, castrato, nato a Rocca Contrada, nei pressi di Ancona, nel 1710. Fu a lungo protetto dal mecenate Conte Sicinio Pepoli, che lo mise in contatto con Vivaldi per la stagione del Teatro Filarmonico di Verona. Fu così che Vivaldi, con un compenso di settecento ducati si assicurò la presenza del Morigi nel ruolo di Andronico per l’allestimento del Tamerlano, durante la stagione di Carnevale dell’anno 1735.
Vivaldi era riuscito a piazzare a Verona un’altra opera, l’Adelaide, da eseguirsi al Teatro Filarmonico durante la stessa stagione di Carnevale. Il compenso, piuttosto vantaggioso per il cantante, comprendeva la partecipazione anche a questa produzione. Del resto Morigi era al tempo del Tamerlano un soprano già piuttosto conosciuto, avendo già preso parte a una dozzina di melodrammi.
Negli anni a seguire si esibì anche all’estero, sui palcoscenici di Londra e Pietroburgo. Figura infatti, negli anni compresi tra il 1735 e il 1742, nella compagnia di cantanti guidata dal compositore Francesco Araja che si occupò di allestire le opere serie italiane nelle Russie.
L’ultima sua apparizione nota risale al periodo 1768-72, anni in cui il Morigi soggiornò a Londra e cantò al King’s Theatre in the Haymarket.
Margherita Giacomazzi: Irene
Marie Lys
Zani Casadio
Vivaldi sapeva di sicuro riconoscere il talento che si celava nei giovani cantanti. Quando scelse Margherita Giacomazzi per il ruolo di Irene, la cantante era ancora sconosciuta e in attesa del suo primo ruolo. Debuttò con Vivaldi nel Tamerlano nel 1735, probabilmente non ancora ventenne, e da quel momento la sua carriera fu folgorante.
Protagonista nei più importanti teatri d’Europa, cantò nelle opere di Giacomelli, Hasse, Vinci e Porpora. Fu una delle cantanti favorite di Vivaldi, che dopo il Tamerlano la scritturò ancora per un totale di sei opere.
La Giacomazzi eccelse sia nei ruoli femminili che in quelli maschili, nei quali superava con apparente naturalezza e facilità le più impervie arie, piene di ripide agilità e grandi estensioni.
Nel Tamerlano Vivaldi le affidò la terribile “Qual guerriero in campo armato” tratta dall’Idaspe di Riccardo Broschi. L’aria, famosa per le lunghissime agilità e per l’estensione superiore alle due ottave, era il cavallo di battaglia del fratello di Riccardo Broschi: il celebre castrato Farinelli.
Giovanni Manzuoli: Idaspe
la più potente e voluminosa che si fosse mai sentita, dai tempi di Farinelli!
Per il ruolo apparentemente minore di Idaspe Vivaldi scritturò Giovanni Manzuoli detto Succianoccioli, un giovane castrato fiorentino quasi all’esordio. Vivaldi doveva però aver intuito le qualità che si nascondevano dietro il giovane cantante, appena quindicenne.
Ne è prova la qualità delle arie che Vivaldi scrisse per Idaspe, come la pirotecnica “Anch’il mar par che sommerga”, piena di difficoltà e aspre agilità. Il Tamerlano fu per il Manzuoli un potente trampolino di lancio: l’anno successivo si trasferì a Napoli, gettando le basi per una lunghissima carriera di successi.
Dall’Italia alla corte di Vienna, dai teatri di Londra a Madrid, i successi furono ininterrotti per circa quaranta anni. Ebbe per lui parole di lode anche Mozart, incontrato prima da giovanissimo a Londra e poi nel 1770 nella natale Firenze, dove il Manzuoli si era ritirato a fine carriera.
Così Charles Burney descrisse la sua voce: “la più potente e voluminosa che si fosse mai sentita, dai tempi di Farinelli!”
Bernardo Ticci
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