Chapitres
Rinaldo
Georg Friedrich Händel / Libretto di Giacomo Rossi
[Content available in italian only]
Filologia, Prassi e Teatro Barocco
Edition
Bernardo Ticci Edizioni, after the manuscript
of the 2 editions (HWV 7a and 7b)
Conversazione tra Angela Cauzzi e Ottavio Dantone – November 2018.
Angela Cauzzi
Come nasce il Rinaldo 2018?
Ottavio Dantone:
Esistono molte varianti del Rinaldo di Händel, alcune molto rimaneggiate come per esempio quella andata in scena nel 1718 a Napoli, nella cui occasione furono aggiunte anche arie di altri compositori. Le versioni più autorevoli e importanti che conosciamo sono quelle del 1711 e 1731 e sono il punto di partenza per questa nuova messa in scena. Händel operò diversi cambiamenti per adattare la versione del 1711 al nuovo cast che aveva a disposizione. Soltanto il ruolo di Almirena rimase inalterato per soprano. Gli altri subirono trasposizioni passando per esempio da contralto a tenore (Goffredo), da basso a contralto (Argante) o da soprano a contralto (Armida). Rinaldo, pur rimanendo nella tessitura di contralto, fu adattato alla vocalità del Senesino, più a suo agio un tono più grave. Il ruolo di Eustazio fu inoltre eliminato completamente, taglio del resto già avvenuto fin dalla ripresa dell’opera nel 1717. Ho deciso quindi di compiere la stessa operazione: adattare la partitura alle vocalità del cast a mia disposizione, basandomi comunque sulle due versioni esistenti.
A.C.
Su quale partitura si basa l’esecuzione?
O.D.
Ho lavorato su una nuova edizione critica (a cura di Bernardo Ticci n.d.r.), condotta sui manoscritti autografi e le altre fonti esistenti. Ho scelto di utilizzare una nuova edizione perché ritengo che la stesura di un’edizione critica di un’Opera si basi molto sui costanti e continui progressi che si conquistano nel campo della conoscenza del repertorio, delle fonti e della prassi esecutiva barocca.
Il manoscritto di un’Opera si presenta come forma “viva” di Arte, soggetta a uno studio e a un approccio sempre nuovo il cui obiettivo è interpretare e comprendere al meglio il compositore e fornire agli esecutori e al pubblico di oggi il miglior testo possibile per riprodurre il Teatro dei secoli passati.
ho condotto la scelta con gli stessi criteri dell’epoca, ovvero in funzione dell’esecuzione del momento e nel rispetto della prassi esecutiva.
A.C.
Come è stato scelto l’organico orchestrale?
O.D.
Al giorno d’oggi abbiamo spesso a disposizione i mezzi per risalire agli organici originali delle esecuzioni del passato, grazie alle lettere, ai libri paga dei teatri, alle cronache del tempo e perfino talvolta all’iconografia musicale. Tuttavia dobbiamo considerare che all’epoca l’organico era in funzione del luogo e della precisa rappresentazione. Esisteva poi una certa libertà nell’utilizzo degli strumenti a fiato, soprattutto oboi e flauti. Questi strumenti, quasi sempre suonati dai medesimi musicisti, potevano essere inseriti in partitura anche là dove non erano espressamente indicati, per donare un particolare colore o rinforzare la melodia. Nella scelta dell’organico non ho voluto quindi riprodurre l’orchestra del tempo di Händel, ma ho condotto la scelta con gli stessi criteri dell’epoca, ovvero in funzione dell’esecuzione del momento e nel rispetto della prassi esecutiva.
A.C.
Con quali criteri sono state preparate le variazioni nelle arie?
O.D.
La capacità di improvvisare e l’arte della variazione musicale sono caratteristiche del repertorio operistico barocco. Grazie allo studio dei trattati e della prassi esecutiva siamo oggi in grado di preparare e riprodurre le variazioni secondo le modalità seguite all’epoca dagli esecutori, sia strumentisti che cantanti. Esistono due tipi di abbellimenti: un primo tipo più semplice, che possiamo definire piccola ornamentazione, consiste in trilli e note di passaggio eseguiti sulla stessa linea melodica. Un secondo tipo è molto più complesso, come per esempio quello utilizzato nei Da Capo delle arie. In questi casi i cantanti preparavano le loro variazioni, che non venivano soltanto improvvisate al momento. Era necessario infatti stupire o emozionare in maniera ancora più forte il pubblico e questo richiedeva molto spesso la scrittura delle variazioni da parte del cantante o di altri, talvolta il compositore stesso. Mi occupo sempre con molta accuratezza dell’ornamentazione dei Da Capo, adattandola di volta in volta alla vocalità dei cantanti cui è destinata. Discuto poi con loro per apportare eventualmente delle modifiche, al fine di adeguare le variazioni alle caratteristiche di ciascun interprete. Trovo sia molto più filologico scrivere oggi nuovi abbellimenti piuttosto che eseguire quelli scritti per il passato, ovviamente nel rispetto dello stile. Questa era la prassi e lo è tuttora.
Per me eseguire filologicamente un’opera significa assimilarne il più possibile il linguaggio, comprenderne l’estetica, le regole e i codici che ne determinano le emozioni.
A.C.
Che cosa vuol dire per lei oggi eseguire filologicamente un’opera?
O.D.
Molto spesso si corre il rischio di soffermarsi su alcuni aspetti che sono solo la superficie dell’approccio filologico e informato al repertorio barocco. Ritengo che per interpretare correttamente questo repertorio non sia sufficiente fare ricorso solo agli strumenti originali o eseguire nota per nota tutto quanto leggiamo nei manoscritti. Abbiamo visto quanto nel ‘700 si facesse ricorso a tagli e modifiche. Lo stesso Rinaldo versione 1731 è ricco di cambiamenti e molto più snello rispetto alla prima versione. Era all’epoca perfettamente normale adattare il testo alle esigenze del momento, tagliare recitativi e parti di arie, apportare trasposizioni etc. Per me eseguire filologicamente un’opera significa assimilarne il più possibile il linguaggio, comprenderne l’estetica, le regole e i codici che ne determinano le emozioni. Cercare di riprodurre fedelmente un’esecuzione esattamente come avvenne all’epoca è una scommessa persa in partenza, è impossibile (basti pensare alle voci dei castrati che non esistono più.)
Solo attraverso la comprensione di tutto ciò che c’è intorno alla Musica possiamo accedere con consapevolezza a questo repertorio. E ci renderemo conto che, in fin dei conti, fare dei tagli a un’opera è la scelta più filologica che si possa fare.
Note al libretto
Viene riportato il libretto bilingue originale, presente nell’edizione a stampa della prima esecuzione londinese di Rinaldo (London, Howlatt, 1711). Come era prassi nei teatri della Londra del tempo, lo stampatore forniva un testo inglese a fronte, non necessariamente in una traduzione letterale, ma con attenzione alla metrica e alle rime dei versi. Il testo soppresso nella presente edizione è riportato con un carattere differente. Vista la difficoltà nel segnalare fedelmente i tagli nella versione inglese a causa della traduzione non sempre diretta, quando questo non è possibile è stato deciso di mantenere il testo integrale.
I versi di Eustazio, se non tagliati, sono stati affidati a Goffredo, così come avvenne all’epoca nelle riprese del 1717 e successive.
Le didascalie sono state riportate fedelmente in entrambe le lingue. La versione inglese fornisce talvolta informazioni aggiuntive sulla descrizione della scena (si veda il colore dei cavalli del carro trionfale di Argante – I, 3).
Talvolta il manoscritto di Händel modifica la disposizione dei versi (cfr. l’aria di Almirena Lascia ch’io pianga – II, 8, posizionata nel libretto a stampa a metà del recitativo precedente). In questi casi, il seguente libretto segue la disposizione del testo presente in partitura.
Le indicazioni di Aria, Recitativo, Sinfonia, Battaglia, Marcia e i corrispondenti inglesi non sono presenti nel libretto a stampa. Unica eccezione è l’aria di Mago (III, 2) segnalata in inglese con The Magician’s song.
Nel libretto a stampa si legge, per il coro finale, un testo differente da quello musicato da Händel. Si è deciso di mantenere la versione originale inglese, riportando in italiano le parole presenti in partitura. Si fornisce di seguito la versione originale in italiano:
Fosco velo a nobil’ Alma
Cieco affetto è sol quà giù.
Squarci pur l’indegna salma
Chi vuol giungere la sù.
Fosco &c.
Il testo a stampa di entrambe le lingue utilizza la grafia maiuscola per i sostantivi, come prassi all’epoca. La presente edizione è stata modernizzata, mantenendo solo la maiuscola per i nomi propri e per l’inizio del verso. La punteggiatura è stata mantenuta fedele all’originale. Nel caso di differenze tra il testo a stampa e quello presente nel manoscritto autografo (per esempio sostituzioni di vocaboli, grafie differenti nell’utilizzo delle doppie consonanti etc.) è stata sempre scelta la lezione presente in partitura.
Bernardo Ticci
On stage
Cast
Delphine Galou
Francesca Aspromonte
Anna Maria Sarra
Raffaele Pe
Luigi De Donato
Federico Benetti
Anna Bessi
Orchestra
Accademia Bizantina
Conductor
Ottavio Dantone
Recording
HDB Sonus, 2020
Handel's Rinaldo: the live recording
Video extracts ©Opera Lombardia
Performance pratice
Rinaldo HWV 7
Strings: 4.4.2.2.2.
Continuo: Cello, Doublebass, Lute, Harpsichord
Harpsichord
Percussions: timpani
Winds: 2 oboes, 2 recorder, 1 soprano recorder, 1 flute
Diapason
415 Hz
We have chosen some parts both of the 1711 (HWV 7a) and the 1731 (HWV 7b) editions, thus creating a new version of the opera.
Parts, after the new critical edition + Cantopiano score.
Autres ressources associées
Contenu lié
Il Rinaldo di Handel l’Orfeo del nostro secolo
Cast originale
Bibliothèque
Retrouver les ressources associées à cette œuvre dans notre bibliothèque numérique.Vous aimerez aussi
Dans le même thème